PINOCCHIO, BURATTINO SENZA FILI

Qual è la prima azione fatta da Pinocchio non appena acquisito l’uso delle gambe?

Scappare. Sfuggire dalle mani del suo creatore, per correre incontro all’esistenza da solo, libero da vincoli e responsabilità.

Qual è la prima tentazione di ogni ragazzo appena comincia a crescere? Scappare. Sfuggire dalla famiglia per correre incontro alla vita da solo, libero di decidere come meglio crede.

Ma siamo proprio sicuri che l’essenza della libertà stia nell’assenza di legami?

La storia di Pinocchio, in fondo, è la storia di tutti quelli che vogliono diventare grandi: un lungo, avventuroso cammino fatto di cadute e resurrezioni, di buoni propositi e cattive azioni, di slanci generosi e incoerenti sbandate. Una storia di fragilità, che tuttavia, è sempre orientata verso la piena realizzazione del sé e del senso dell’umano.

Le avventure di Pinocchio è “una favola per bambini piccoli e grandi”, come ebbe a scrivere lo stesso Collodi. Una storia tradotta in tutte le lingue del mondo, universale, adottata da marxisti,
idealisti, strutturalisti, psicanalisti. Ma, comunque vengano lette, Le avventure di Pinocchio continuano ad affascinare le generazioni e a sfuggire, come il loro birichino protagonista, alle
interpretazioni univoche e alle strettoie della critica.

Al fascino di Pinocchio neanche noi abbiamo saputo resistere. Abbiamo scelto di seguirlo e di metterci in cammino, insieme ai nostri spettatori. Perché non si è mai troppo piccoli per provare a diventare davvero uomini.