LE STORIA DI FATA TURCHINA LA FATA BIRICCHINA
Fiabe, fiabe, fiabe e poi ancora favole, racconti, invenzioni, voli con la fantasia, creazioni immaginarie di altri mondi e altre galassie. Tutto chiuso nella mente e negli occhi dei nostri ragazzi. E tutto ciò non per un fantasticare fine a sé stesso, ma per immaginare a progettare il proprio futuro.
Si, perché parlare di fiabe equivale a parlare del futuro, quello dei nostri figli, di questi bambini che senza i racconti di Biancaneve o Cenerentola parlano più tardi e parlano in modo molto più povero. Dobbiamo, invece dare ricchezza. Anche attraverso l’artificio fantastico dell’errore, attraverso la libertà del nonsenso, attraverso le difformazioni grammaticali e sintattiche adoperate, tra l’altro, dal più grande autore di fiabe moderne, Gianni Rodari, creando così storie piene di fantasia in grado di avvicinare ed educare i bambini non solo al linguaggio corretto ma anche alla vita.
Dice Gianni Rodari:
“Che cos’è un quore scritto con la q se non un cuore malato! Infatti ha tanto bisogno di vitamina C”.
Il raccontare fiabe è un percorso che si poggia sul dialogo tra gli adulti e i bambini. La parola, il comunicare è un ponte da percorrere.
“Ma non basta che gli adulti raccontino fiabe ai bambini; ci vuole la capacità, anche da parte dei grandi, di ascoltare il mondo dei più piccoli e di rispondere con le parole giuste, perché il loro mondo, quello con il quale i bambini più e meglio si relazionano, è il mondo del fantastico, dunque il mondo della favola che può proprio aiutarli a stimolare la loro crescita intellettuale e l’apprendimento tramite l’immaginazione e il sorriso” ci dice ancora Rodari..
Una ricerca fatta nei paesi europei ci ha fatto scoprire che, sia fra le famiglie italiane che nei paesi europei, 18 bambini di 5 anni su 100 hanno una scarsissima capacità di comunicazione con l’esterno e conoscono molto meno parole rispetto al passato. E questo è dovuto al minor tempo dedicato dai grandi al dialogo con i bambini. Oggi, vuoi per gli impegni di lavoro di ambedue i genitori, vuoi per il diverso modo di vivere delle famiglie, si cerca di “parcheggiare” i propri figli un po’ dovunque: a scuola, al catechismo, in palestra, a danza, a musica, in palestra …. E, paradossalmente, i nostri bambini, pur essendo stati tutto il giorno insieme ad altre persone, vivono una sorta di solitudine, arrivando alla sera stremati, senza un attimo di respiro, senza un momento di quella creativa invenzione che ha accompagnato l’infanzia delle precedenti generazioni, quando, seduti attorno alla “conca”, le nonne raccontavano bellissime storie che animavano sogni e desideri, che illuminavano le menti e facevano immaginare spettacolari avventure e fantastici viaggi con la fantasia.
Il teatro è certamente un ottimo mezzo per ricreare rapporti umani e proprio da questo vogliamo ripartire per l’attività 2012, con un progetto teatrale didattico-educativo, intitolato “Favole in libertà”, giunto alla sesta edizione, che coinvolge i ragazzi delle scuole primarie in uno spettacolo di narrazione e chiamarli a partecipare ad esso sia come semplici spettatori che come narratori-protagonisti dello stesso, giocando al “gioco del teatro”.
“Non perché tutti siano artisti”, ci ricorda ancora Gianni Rodari, “ma perché nessuno sia schiavo”.